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INTRODUZIONE

Nicola Pasqualicchio – Università di Verona

Tra i tanti patrimoni culturali (materiali e immateriali) che l’Italia può vantare, il teatro dei burattini e delle marionette è sicuramente tra i più sottovalutati. I pupi siciliani, è vero, sono stati meritoriamente dichiarati patrimonio intangibile dell’umanità dall’UNESCO nel 2001. Ma è stata tutta la penisola, soprattutto nell’Ottocento e all’inizio del Novecento, a costituirsi come fulcro di creazione e propagazione di questa straordinaria forma di spettacolo popolare per tutta l’Europa, un po’ come era avvenuto nei secoli precedenti per la commedia dell’arte (con il teatro dei burattini per più versi imparentata). E dunque, al pari dei paladini di Carlo Magno che hanno nutrito e tuttora nutrono l’immaginario dei grandi pupari di Sicilia, anche i Gianduia e i Fagiolini, i Sandroni e i Facanapa, che, con tutto il loro ricco corteo di “teste di legno”, hanno allietato pubblici di adulti e di bambini nelle piazze e nei teatrini del Piemonte, della Lombardia, dell’Emilia Romagna, del Veneto e un po’ di tutt’Italia, meritano di essere riscoperti, oltre che sul piano della ricerca e degli studi specialistici, proprio sul piano della loro particolare e insostituibile bellezza, della loro immutata capacità di farci ridere e sognare, di spaventarci e consolarci.

L’insieme dei materiali che testimoniano l’attività del maggior burattinaio veronese, Nino Pozzo, costituisce un vero tesoro per la sua qualità e completezza. Un tesoro che la Biblioteca Civica ha deciso di ospitare, e già questo è meritorio, ma anche e soprattutto di mostrare, di restituirne la visibilità e la vita alla città che Pozzo amava e alla quale ha dedicato generosamente la sua arte. E anche di farlo rivivere nelle mani di altri burattinai: perché, non bisogna mai scordarlo, un burattino, anche quando fa bella mostra di sé in un’esposizione, non è mai semplicemente una “statuetta”: è un attore addormentato, che altro non aspetta che di essere risvegliato dalle mani sapienti e magiche del suo Pigmalione.